Efficacia dei linfociti autologhi attivati nel melanoma in fase avanzata, non-responder alle terapie standard


Ricercatori del National Cancer Institute ( NCI ) hanno riscontrato che i pazienti con melanoma avanzato che non hanno risposto alle precedenti terapie hanno riportato una riduzione delle dimensioni del loro tumore grazie ad una nuova immunoterapia.

L’immunoterapia è consistita in una combinazione di chemioterapia e di reintroduzione dei linfociti autologhi attivati.

I linfociti autologhi sono globuli bianchi che sono stati rimossi dal paziente, attivati a contrastare il tumore e, quindi, reintrodotti nel paziente.

Il principio su cui si basa questa terapia è quello di contrastare il tumore, utilizzando il sistema immunitario del paziente.

Un totale di 35 pazienti con melanoma in fase avanzata è stato arruolato nello studio.
Questi pazienti non avevano risposto in modo soddisfacente quando erano stati sottoposti a trattamenti standard.

I Ricercatori hanno separato da campioni di sangue i globuli bianchi da tutte le altre componenti plasmatiche.

Successivamente, i pazienti sono stati trattati per due giorni con il chemioterapico Ciclofosfamide, seguito per 5 giorni da Fludarabina.

I chemioterapici sono stati impiegati per ridurre il numero di linfociti circolanti nel sangue, diminuendo, quindi, la competizione con i linfociti attivati che aggrediscono il tumore, quando reintrodotti nell’organismo.

Dopo sette giorni di chemioterapia, ai pazienti sono stati reinfusi i linfociti attivati.
Inoltre, sono stati trattati con un alto dosaggio di Interleuchina 2, una proteina prodotta dall’organismo che stimola la maturazione e la proliferazione delle cellule contrastanti il tumore.

Il 51% di questi pazienti ( 18 su 35 ) ha mostrato un certo miglioramento nelle dimensioni del tumore.

Altri 8 pazienti hanno mostrato una risposta mista o minore.
Tra i 18 pazienti con miglioramenti, 15 hanno presentato una risposta parziale che è durata da 2 mesi a più di 2 anni.

In 3 pazienti il tumore non è più ricomparso.

Questo risultato è particolarmente significativo poiché questi pazienti non hanno risposto ai trattamenti standard o alla chemioterapia impiegata per il trattamento del melanoma.

Un totale di 13 pazienti ha riportato episodi di recidiva dopo risposta positiva alla terapia ed ha sviluppato tumori nei siti pre-esistenti o nuovi.

Non sono stati osservati decessi correlati al trattamento.
Infezioni si sono sviluppate in 7 pazienti al momento del prelievo dei linfociti.
La tossicità correlata alla chemioterapia ed alla somministrazione di alti dosaggi di Interleuchina 2 è stata facilmente gestita.

I risultati ottenuti da questo studio provano che una combinazione di chemioterapia ed infusione di linfociti autologhi attivati può avere un impatto su melanoma in fase avanzata nei pazienti che non hanno risposto alle terapie standard. ( Xagena2005 )

Fonte: NIH, 2005

Onco2005 Dermo2005


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